Le cisti renali sono un riscontro comune nella pratica clinica, capaci di destare allarme nel paziente, innescando frequentemente il ricorso a metodiche di imaging pesante, dispendiose sul piano della dose di radiazione assorbita, dei costi economici e delle liste d'attesa.
La classificazione di Bosniak, proposta nel 1986 per l'utilizzo in TAC, è stata recepita da molti di noi operatori come un utile strumento di standardizzazione nelle definizioni ed una preziosa guida clinica. Io stesso, come molti Colleghi, ne estendo comunemente l'utilizzo anche in ecografia.
Come riportato nella foto di copertina la classificazione propone 4 classi di cisti.
I: Cisti semplici, con pareti sottili e contenuto completamente anecogeno
II: Cisti semplici settate, con setti sottili e di diametro complessivo <30 mm
IIF: cisti da seguire nel tempo (dove F sta per follow) se di diametro superiore a 30 mm oppure se caratterizzate da setti spessi e/o minute calcificazioni interne
III: cisti con molteplici setti, ispessiti e con calcificazioni o noduli di tessuto che "prendono" contrasto durante la TAC
IV: cisti con grossolani noduli di tessuto che prendono contrasto.
Secondo la classificazione di Bosniak le cisti in classe 3 e 4 andrebbe sottoposte ad intervento chirurgico di rimozione.
Il principale limite di questa classificazione, oltre ad una soggettività però ancora rilevante, e dato dal fatto che moltissime cisti di classe III non confermano poi alcuna malignità all'esame istologico (e sono state quindi rimosse senza un valido motivo).
Sul numero di giugno 2019 di Radiology è presente una nuova interessante proposta di revisione della classificazione di Bosniak, che mira a restringere i margini di soggettività. Analizziamone i dettagli:
Lo spessore delle pareti, misurato in TAC ed in millimetri, esprime in maniera oggettiva la classe della cisti. Tale proposta, riassunta nell'immagine sottostante, risolve la soggettività dei termini "sottile" e "spesso", ma non può trovare facile applicazione in ecografia.
Anche il numero dei setti (foto sottostante) può essere d'aiuto a distinguere tra una classe II ed una IIF. La revisione propone di utilizzare come spartiacque un numero di setti superiore a 4. Ricordo che sono cisti IIF a prescindere quelle di diametro superiore a 30 mm e quelle che contengano minute calcificazioni.
Anche riguardo alla morfologia dei noduli Silverman e Colleghi fanno una proposta che giudicherei interessante: suddividere i noduli tra quelli che hanno margini ad angolo acuto (in arancio in foto) e che classificano direttamente la cisti come classe IV e quelli con angoli smussi ed ottusi, che giustificano una classe 4 solo se di spessore superiore ai 4 mm (vedi foto sottostante).
Articolo di consultazione gratuita al seguente link: https://pubs.rsna.org/doi/10.1148/radiol.2019182646?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori%3Arid%3Acrossref.org&rfr_dat=cr_pub++0pubmed&
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